mercoledì 8 novembre 2017

IL SEGNO DI CANA






ESERCIZI SPIRITUALI PRESBITERI DIOCESI DI REGGIO EMILIA-GUASTALLA
MAROLA 6-10 NOVEMBRE 2017
MONS. LUCIANO MONARI

Sintesi: Paolo Cugini

II MEDITAZIONE
Giovanni 2
Gesù fece questo inizio dei segni in Cana di Galilea. Inizio (archè): il primo in una successione. Il termine archè vuole dire anche l’origine di uno sviluppo. C’è un progetto che si sviluppa a partire da un inizio, come una cellula che contiene il codice genetico e a partire da ciò avviene lo sviluppo. Cana è un gesto di Gesù, un segno che dà origine ad uno sviluppo successivo dove il mistero sarà rivelato sino alla sua pienezza. Ecco perché è importante capire bene Cana e per capirla occorre sapere ciò che è venuto dopo. Azioni che cambiano qualcosa nel mondo e rivelano in questo modo la gloria di colui che le operano. Occorre guardare chi compie un segno di questo genere. La domanda è capire chi è quel Gesù di Nazareth che compie questi segni. La gloria dice lo splendore di Dio, la luce, la forza di Dio, la sua santità. La gloria di Dio si riflette su quell’uomo che a Cana cambia l’acqua in vino.
D. Mollat: occorre sottolineare le stranezze di questo testo. La prima è che in una festa di nozze viene a mancare il vino.

 La gioia appartiene all’era messianica e la pienezza di Gioia si lega al vino. Cfr. Is 24: banchetto di grasse vivande e di vini eccellenti e raffinati. Il compimento dell’era messianica avviene in una festa di nozze. La conclusione della narrazione del segno è nelle parole che pronuncia il capo delle nozze: tu hai conservato fino ad ora il vino buono. La meraviglia è sul fatto che questo vino è migliore di quello che c’era prima. Questo vino viene dall’acqua per le purificazione dei giudei. Sorprendente è la quantità di vino: 720 litri. Giare riempite fino all’orlo. Il segno si compie su una quantità immensa perché è così che era stato annunciato: Amos (il vino nuovo cola giù per le colline). Gioele riprende la stessa immagine. Anche in Genesi: Giacobbe benedice Giuda: Egli lega alla vite il suo asinello. S’inaugurano i tempi messianici, tempi di gioia sovrabbondante. Gv 10,10. Questo è il tema di tutto il Vangelo: il patrimonio d’Israele è destinato a venire meno.
E’ venuta meno la gioia la capacità di sperare: non hanno più vino. Il dono di Dio è un dono senza misura. Fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Dentro questo segno c’è la condizione dell’uomo nel mondo. La vita dell’uomo conosce una moltitudine di bisogni. Dietro ad ogni bisogno sta la possibilità della carena, che quel bisogno non venga soddisfatto. C’è un sottofondo di timore che accompagna ciascun bisogno. Non hanno più vino: a metà della festa è venuta meno la gioia.
Ciò che cambia la situazione è la presenza di Gesù. Fate quello che vi dirà (Gen ). Gesù è il primo ministro di Dio e la sua Parola dà accesso al patrimonio di Dio, la vita eterna. Bene, si tratta di quello: Gesù è in grado di comunicare agli uomini la vita stessa di Dio. Che quello che può fare vivere il mondo è solo l’amore di Dio. Si tratta di attingere a questo amore.

Non è ancora venuta la mia ora: la sua ora non è quella di fare i miracoli. Miracolo e ora sono su due dimensioni diverse. S’inaugurano i tempi messianici che si compiono in tutta la vita di Gesù. L’ora di Gesù è quella del compimento della sua vita, della sua glorificazione. Gv 12: E’ giunta l’ora che sia glorificato il figlio dell’uomo. Quella cena e la Pasqua è esattamente la sua ora, perché lì si compie in pienezza la sua missione. La missione è l’identità che Gesù è, e la sua missione si compie lì, alla Pasqua, di passare da questo mondo al Padre. Questo è il significato dei tempi messianici: far passare il mondo nella vita di Dio.

Dialogo con Maria. Che ho da fare con te o donna? Occorre andare alla fine del Vangelo, cap 19. Donna ecco tuo figlio. Maria si trova all’inizio e alla fine. Sapendo che ogni cosa era stata compiuta: l’ora è stata realizzata. Non solo l’ora di Gesù, ma anche quella di Maria, della sua maternità, dove la sofferenza è trasformata in gloria. L’ora della donna è la sua maternità, ma la sua maternità è solo in vista della seconda, la croce, nel momento in cui perde il figlio, lo dona. Maria porta a compimento la sua maternità nel dare la vita ad un uomo.

Nel momento in cui c’è una Parola di Gesù tutto si trasforma in abbondanza. Da dove? E’ un avverbio di luogo. (Gv 2;6). Nel vangelo di Gv alcuni avverbi di luogo hanno un significato teologico. C’è un luogo in cui la gloria di Dio si rivela. Il riferimento a quel luogo è importante: Da dove viene l’acqua? Da dove viene il pane che dà da sfare a tante persone? Il da dove fa riferimento all’umanità di Gesù. E’ da quella carne che può venire la vita, la pienezza di gioia. I miracoli sono segni, non sono la salvezza: occorre ricondurre i miracoli alla persona di Gesù.

Il segno di Cana a cosa serve? Capita nella nostra vita che abbiamo la percezione che sia venuto meno il vino. Abbiamo iniziato con entusiasmo. Poi capita nel corso della vita che ci sono una serie di insuccessi. Il quotidiano corrode una serie di immagini rosee. Si tratta di vedere se è stato invitato anche Gesù nella nostra esperienza. Fate quello che vi dirà. Raccogli dell’acqua: basta questo affinché il vino diventi migliore di quello di prima. C’è qualcosa di meglio proprio nel momento in cui ci siamo resi conto che siamo arrivati all’osso, ma lì la Parola di Gesù rimane come sorgente di una consolazione della gioia.
Ritrovare l’esperienza che abbiamo fatto della vita e ritrovare la capacità di ascoltare la Parola di Gesù e di fare ciò che Lui ci dice. La sua Parola ci è comunicata; il fate quello che vi dirà è una possibilità che si rinnova in ogni momento.


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