BOCCA DI MAGRA
2 GIUGNO 2017
Riflessione di pe Pino Piva
Sintesi: Paolo Cugini
Geremia 1, 4-8
Mi ha colpito l’alternanza del brano
di Geremia e il Cantico dei Cantici.
Prima di formarti dal grembo materno
ti conoscevo:
nella scrittura il verbo conoscere ha sempre una realtà affettiva, perché è
nell’amore che conosciamo l’altra persona.
Amare significa conoscere e conoscere significa amare. È una conoscenza
che comporta una sicurezza, che se mette a nudo è perché va in profondità; è
una conoscenza che protegge custodisce, perché accompagna.
Ti ho consacrato: mi prende per Lui. Sei mio, mi appartieni e io ti appartengo.
Ti ho riservato per me per darti una missione. Insieme possiamo essere per gli
altri: per questo sei consacrato.
Sono giovane, Signore, non so parlare. La risposta di Geremia è la paura,
paura di essere coinvolto in una relazione, la paura di essere amati. Come
posso meritarmi l’amore che mi dai? Non mi sento all’altezza, allora per favore
non amarmi. È l’amore gratuito di Dio, che non chiede nulla se non di essere
amati. Signore non amarmi perché nella mia esperienza di amore c’è stato
abbandono e questo fa male. Signore non amarmi così. Paura di non essere
veramente amati.
E Dio ci dice: come ti amo io non ti ama nessuno. Lasciati amare.
Non dire sono giovane. Non temere perché io sono con te per
proteggerti. Amore è prendersi cura della pienezza dell’altro. È volere
il bene dell’altro. Io ci sono per te:
è questo l’amore di Dio, che dice a Geremia, che dice a ciascuno di noi.
Domande:
1. Il Signore ci conosce ancor prima di
nascere: e io mi conosco?
2. Ognuno di noi ha una missione da
compiere: qual è la mia?
3. Spesso troviamo delle scuse per non
affrontare le sfide della vita ma è il Signore stesso che ci sostiene. Quale
sfida attraverso il mio cuore?
4. La nostra vita ha senso se vissuta in
cammino. A che punto è il mio cammino?
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