Paolo Cugini
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nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità,
in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore (Rom 1, 2)
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la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele (Is 7)
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sua madre Maria, essendo
promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito
Santo (Mt 1)
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“il bambino che è generato in
lei viene dallo Spirito Santo; ella
darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù”.
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Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era
stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà
e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che
significa "Dio con noi" (Mt 1)
Giuseppe: padre di
tutte le vocazioni. Ha rinunciato a sé stesso, ad essere padre come lo sono
tutti per fare spazio al piano di Dio. Si vive una sola vota e si ama una sola
donna con la quale si vuole generare una vita. Ha continuato ad amare Maria,
rinunciando ad esercitare la paternità secondo la carne per viverla in un altro
modo. Come si fa a dire che Giuseppe ha amato Maria? Perché la sua attenzione
era su di lei e non su di sé. L’amava a tal punto da sacrificare il suo
desiderio di paternità per salvare la vita a Maria.
Ci sono arrivati dopo a
pensare che Gesù non fosse il figlio carnale di Giuseppe. Ci sono arrivati dopo
la resurrezione di suo Figlio a pensare, a capire che non esiste uomo sulla
terra che possa generare un figlio così; non esiste seme mortale che possa
generare un Dio. Ci sono arrivati dopo perché sin che Gesù era in vita
pensavano fosse semplicemente che fosse il figlio di Giuseppe e di Maria.
Infatti, Giuseppe e Maria avevano mantenuto per loro il segreto del
concepimento misterioso del figlio, anche perché nessuno avrebbe potuto
comprenderli. Ascoltando attentamente Paolo si capisce che nemmeno lui aveva
ancora compreso il senso della nascita di Gesù. Infatti dice Paolo nella
lettera ai Romani: “nato dal seme di
Davide secondo la carne”. In realtà, Gesù non è nato dal seme di Davie, ma
dal grembo di Maria, perché è stato concepito per opera dello Spirito Santo.
Per questo Matteo, la cui redazione è realizzata circa vent’anni dopo dal testo
della lettera ai Romani, quando descrive la genealogia di Gesù, dopo aver fatto
la lista di coloro che erano stati i precursori di Gesù citando solamente
uomini, quando Giunge a Gesù dice: “Giacobbe
generò Giuseppe lo sposo di Maria dalla
quale è nato Gesù” Mt 1,16). C’è quindi una lenta percezione del
mistero della nascita di Gesù, Verbo del Padre, percezione che avviene dopo la
sua risurrezione. Osservando poi i testi del Nuovo Testamento assieme agli
scritti dei primi Padri della Chiesa, ci si accorge che la ricerca sulla
nascita di Gesù arretra sempre più man mano passano gli anni. Non a caso
Giovanni nel suo Vangelo non sente l’esigenza di descrivere gli eventi della
nascita del Figlio di Dio, ma parla della sua preesistenza: “il Verbo era presso Di, il Verbo era Dio”
(Gv 1,1).
In questa prospettiva Giuseppe rischia di essere una figura di
secondo piano, un rincalzo messo lì per far numero, per far in modo che
l’apparenza della famiglia sia salvaguardata. In realtà non è così. Se infatti,
è vero che Gesù è nato dal seme dello Spirito Santo, è altrettanto vero che
Giuseppe ha amato Maria ed ha assunto responsabilmente la paternità di Gesù. Ce
lo dice il testo del Vangelo di Matteo 1. Occorre, allora, fare un passo
ulteriore per scoprire il valore e la profondità della figura di Giuseppe nel
piano della salvezza.
Giuseppe non ha potuto condividere con nessuno il mistero
della sua vita, della sua originalissima e unica vocazione. Questo è uno degli
aspetti importanti della storia di Giuseppe che ci può insegnare qualcosa. La
prima è che nella vita dobbiamo maturare spiritualmente ed esistenzialmente al
punto da saper portare il peso da soli delle nostre scelte. Non possiamo
pensare di rimanere tutta la vita sotto il faro dei riflettori. Ci sono dei
momenti nei quali siamo chiamati a realizzare delle scelte che si rivelano
irreversibili e che non potremo mai cancellare. Anche perché il tempo passa e
nulla può tornare indietro. Sono queste scelte che hanno una portata
significativa non solo per noi, ma anche per le persone che ci sono accanto che
richiedono non solo una mente fredda, ma soprattutto un cuore caldo. È l’amore
che ci porta a mettere in conto nelle nostre scelte non solo il nostro
interesse, ma soprattutto quello degli altri. Rinnegare sé stessi per gli
altri: è questo che ha fatto Giuseppe quella notte. Ha pensato a Maria, più che
a sé stesso. Sapeva che accettando quell’idea non avrebbe mai più potuto
realizzare il suo sogno, quello di essere padre di figli. Un sacrificio enorme,
spaventoso. Ebbene Giuseppe ha saputo rinunciare a ciò che per un ebreo è la
cosa più importante, vale a dire la possibilità di essere padre. Non si fanno
scelte così se dietro non c’è la logica dell’amore, che ti porta a guardare al
di là di sé stessi.
Che Giuseppe amava Maria in un modo impressionante, che il
suo amore era immenso per lei lo dimostra il fatto che non l’ha ripudiata, non
l’ha consegnata alla lapidazione, andando contro una tradizione secolare. Non è
facile andare contro le tradizioni: ci riesce solo chi è molto libero e chi ama
molto, come Gesù che le ha capovolte tutte.
Che cosa c’insegna la storia di Giuseppe?
C’è un tempo, un giorno e un’ora che tocca a noi, che tocca a
me, che Dio mi presenta il conto, il suo conto, la sua richiesta, quello che
Lui ha pensato per noi. Spesso questo conto non corrisponde alle nostre
aspettative.
Giuseppe c’insegna che ci sono cose nella vita che te le devi
tenere dentro e non le puoi comunicare a nessuno. Il cammino spirituale deve
aiutarci a portare il peso delle nostre scelte, soprattutto nei periodi che ci
sembrano assurde, incomprensibili; soprattutto nei periodi in cui vorremmo non
averle fatte quelle scelte, in cui vorremmo tornare indietro. Il cammino
spirituale alla luce degli eventi della storia di Giuseppe è fondamentale per
rimanere attaccati alla memoria dalle motivazioni, al ricordo di ciò che ci ha
condotto a fare delle scelte definitive. Più le scelte sono radicali e senza
ritorno, maggiore è la necessità di un’intensa vita spirituale, soprattutto per
non farsi travolgere dalla forza poderosa della vita materiale, dalle logiche
contrarie. E allora Giuseppe c’insegna che senza quella vita spirituale che si
coltiva nel silenzio, si cade nella frustrazione.
Tutta l’umanità è passata per quella notte. Tutta l’umanità ha trattenuto il fiato per sapere che cosa
facesse, che cosa decidesse Giuseppe. E la cosa sbalorditiva è che tutto è
avvenuto in un sogno. Paradosso di Dio e delle sue Verità. È come se Dio si
prendesse gioco di noi, delle nostre ansie e paure. È come se Dio volesse
giocare con noi che veneriamo le verità, che adoriamo le belle parole dai
grandi significati. Ebbene Dio ha nascosto tutto questo in un sogno, il sogno
di Giuseppe. E poi ha avvolto questo sogno nel silenzio più totale di Giuseppe
che, dopo questi eventi strabilianti, è uscito letteralmente di scena.
Maria e Giuseppe: le persone
più silenziose della Bibbia. Giuseppe ancora di più di Maria. Non parla mai.
Dopo gli eventi della nascita di Gesù sparisce totalmente dalla scena. Che cosa
c’insegna questo stile di vita? C’insegna che la vita è una sola e uno solo è
il progetto di vita che Dio ci chiama a realizzare. Occorre essere pronti a
coglierlo e a rispondere. Giuseppe c’insegna che nella vita non importa
l’apparire, ma l’essere; non importa quello che fai, ma quello che sei. Giuseppe,
soprattutto, c’insegna che proprio questo modo essenziale e autentico di stare
al mondo, non s’improvvisa, ma ci si prepara con cura.