DOMENICA
III DI QUARESIMA/C
Paolo Cugini
1. La quaresima si presenta come un cammino
spirituale che deve essere percorso in tutte le sue tappe, se si desidera
giungere all'obbiettivo che è la celebrazione della Pasqua del Signore.
La pasqua verso la quale siamo incamminati, che è celebrazione del passaggio di Gesù da questo mondo al Padre (Gv 13,1),
passaggio avvenuto nell'obbedienza al Padre e nella morte in croce, rivela
anche il senso del nostro cammino che con la Chiesa stiamo compiendo. Se
desideriamo passare con Gesù e come Lui da questo mondo al Padre, dobbiamo
rispettare le indicazioni che la liturgia della Parola ci offre. Nella prima
settimana la liturgia ci ha aiutati a guardare in faccia la realtà della nostra
fragilità, per non chiuderci nel nostro egoismo, ma aprirci all'insegnamento di
Gesù. Domenica scorsa il Vangelo ci ha mostrato che la fiducia in Gesù è ben
riposta,visto e considerato che non é appena un uomo, ma in Lui è Dio stesso
che si manifesta. Il mistero della Trasfigurazione del Signore, oltre a
rivelarci la grandezza della sua identità, ci ha mostrato anche il senso della
nostra dignità di figli di Dio, che possiamo riscoprire solamente affidandoci a
Lui. Ed è per questo che la liturgia della Parola di oggi, nel bel mezzo del
cammino, in cui non possiamo più tornare indietro e, allo stesso tempo,
facciamo ancora fatica a vedere la meta finale, ci grida a squarcia gola:
Svegliati! Se desideriamo ardentemente portare la nostra umanità da questo
mondo al Padre, non basta sapere chi è Gesù, ma dobbiamo gridargli tutto il nostro bisogno, dobbiamo scuoterci di
dosso la pigrizia delle nostre abitudini e correre incontro a Gesù
manifestandogli il nostro desiderio di cambiare vita.
E qui sta
il problema centrale: ci sentiamo già salvi? Al di là delle prese di coscienza
a buon mercato della nostra debolezza umana, che sembra non stare mai in piedi
e quindi ha bisogno di sdraiarsi continuamente sulle comode poltrone dei nostri
vizi e capricci, vogliamo davvero cambiare vita? Desideriamo davvero alzarci in
piedi? Desideriamo davvero una vita più dignitosa? Desideriamo davvero rompere
una volta per sempre le nostre maschere ipocrite per essere più autentici? Da
dove cominciare?
2. “Se non vi
convertirete, morirete tutti allo stesso modo” (Lc 13,3).
Il primo passo nel cammino di acquisizione della
nostra dignità di figli e figlie di Dio è credere alla Parola di Dio. É quello
che abbiamo sentito domenica scorsa nel Vangelo: “Questi è il mio Figlio: ascoltate ciò che dice” (Lc 9, 35).
Ascoltare la Parola di Dio con un cuore pieno di fede, significa credere che è l’unica Parola capace di modificare il nostro cuore, di penetrare la nostra
anima in un modo da curare in profondità, alla radice i nostri errori. É di Gesù l’unica Parola che può convertire il nostro cammino errato. Per questo lo
devo ascoltare. Al contrario, la nostra religione senza Parola ci lascia in
superficie, nella confusione delle parole e delle tradizioni mondane ( che cosa
sono diventate le nostre sagre!?). É questa assenza della Parola nella nostra
vita religiosa, che ci conduce a sentirci bene nel mondo, a giustificare
tutto, lasciandoci svuotare l’anima, perché è solo la Parola di Gesù che
riempie di significato la vita. Quando è che capiamo questo dato elementare? Se
non abbiamo avuto umiltà e la pazienza di dedicare tempo alla Parola sin
dalla nostra infanzia e giovinezza, vivendo in positivo questa esperienza di
fede, senza dubbio lo sentiremo quando il vuoto della vita ci stringerà lo
stomaco. “Morirete tutti allo stesso
modo”, significa proprio questo. Gesù sa benissimo che le persone
superficiali, al di là delle apparenze, avvertono dentro di loro la presenza
minacciosa e devastante della morte. Una morte percepita non come passaggio, ma
come distruzione e fine di una vita vuota e inutile. Cambiare vita, convertirci, significa
prendere a serio la Parola Dio, ascoltarla, meditarla, lasciarla penetrare
nella nostra anima, lasciando che ci faccia stare male, lasciando che ci dica
la verità su noi stessi, che non è sempre qualcosa di simpatico da ascoltare.
La Parola di Dio non è una battuta, non è una barzelletta da ascoltare
comodamente in poltrona. La Parola di Dio è Croce, è la sofferenza del Giusto
innocente, è la storia vera dell’Agnello immolato per noi. Bere questo calice
amarissimo può salvarci la vita dalla morte eterna. Vale allora la pena stare
male, lasciare che la Parola penetri (Gv 8, 40ss) dentro di noi per mostrarci i
nostri errori e per offrirci la possibilità di saltarci fuori. Fede in Dio è credere che solo la sua Parola ha il potere (Rom 1,16) di leggerci dentro in un
modo tale da offrirci allo stesso tempo il cammino di uscita dalla morte. E
allora perché non esci subito dal divano e ti metti in ginocchio a meditare la
Parola?
3. “ Signore, lascia il fico ancora
quest’anno. Scaverò intorno e metterò del concime. Può darsi che in futuro darà frutto” (Lc 13, 8-9).
Grazie Signore per questo versetto! Lo ringraziamo
perché ci rivela tutta la sua misericordia. Dio Padre, infatti, non vuole la
morte del peccatore, ma che si converta e viva! Per questo ci offre ancora un
tempo, ci dà ancora un periodo per tornare indietro, per scrollarci di dosso la
nostra vita sbagliata, la nostra religione senza Parola, le nostre parole vuote
di senso, le nostre scelte prive di amore, la nostra casa costruita malamente
sulla sabbia della nostra stupidità e presunzione. Ci dà ancora un tempo
favorevole significa fermare il treno delle illusioni e scendere per terra. “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”(Lc
18). Dio Padre ha mandato il suo Figlio che è venuto ad abitare in mezzo a noi per
parlarci, per abbracciarci e darci il suo bacio santo, ma noi non ci siamo, non
siamo mai in casa, siamo sempre fuori (in tutti i sensi!). Tempo di quaresima è il tempo propizio per fermarci, smettere di proiettare la nostra vita in un
futuro improbabile, per mettere i piedi per terra, nella realtà. Fermando i
nostri sogni, le nostre illusioni, per vivere nel presente della vita, forse avremo
la possibilità di lasciarci avvolgere dalla misericordia del Padre e smettere
di fuggire da noi stessi.
4. Siamo nel bel mezzo del tempo della quaresima,
così come Mosè era nel mezzo della sua vita quando Dio si manifestò a lui nel
roveto ardente ( Es 3, 1ss: prima lettura di oggi). Come Mosè anche noi
desideriamo avvicinarci per vedere che cos’é questo mistero. Siamo attorno alla
tavola eucaristica perché attratti dall’amore del Padre, che in Cristo ci
invita ad entrare nella sua comunione. Lasciamoci convertire dal Signore!
Accettiamo il suo invito ed entriamo in comunione con Lui: adesso. Smettiamo di
spostare in avanti il momento del nostro cambiamento, come se fosse possibile
fissare una data a questo, perché é oggi il tempo della nostra salvezza. E,
allora, siccome Dio ha fissato un nuovo “oggi” per la nostra salvezza (Cfr. Eb
4, 1ss) non induriamo i nostri cuori, non resistiamo all'amore di Dio che ci
vuole, ci desidera visitare adesso, e non domani. Egli è lì che sta battendo
alla porta della nostra anima (Cfr Ap 3): apriamogli in fretta affinché entri e
sieda a tavola con noi per toglierci, così, dalla nostra solitudine.